Tanto tuonò che piovve. Anche in sede penale. E per entrambi. Marzio Strassoldo e Italo Tavoschi sono stati condannati per il patto pre-elettorale che, una volta svelato dal Messaggero Veneto, fece crollare la neo-giunta del professore, rimandando tutti alle urne per Palazzo Belgrado.La sentenza è stata emessa nel pomeriggio di ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine Daniele Faleschini: sei mesi e venti giorni per entrambi, con i benefici della sospensione condizionale della pena.
Erano accusati di concorso nell’aver offerto o comunque promesso un vantaggio in cambio d’un qualunque sostegno elettorale. Era la firma dell’accordo siglato tra i due il 20 febbraio 2006, cinquanta giorni prima delle elezioni per la Provincia, in violazione dell’articolo 86 del Testo unico delle leggi per la composizione e l’elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Un’ipotesi di “delitto” sulla quale il pubblico ministero Annunziata Puglia aveva chiesto ieri la condanna a un anno due mesi per Strassoldo e a un anno per Tavoschi.
Il 23 settembre 2007 il nostro giornale rivelò l’esistenza di quel patto che impegnava il candidato presidente a garantire un incarico professionale all’ex vicesindaco per complessive 210 mila euro, in cambio dell’appoggio elettorale alle Provinciali.
Ieri i due imputati hanno assistito al processo celebratosi con il rito abbreviato, “sulle carte” quindi: seduti a tre sedie di distanza, hanno lasciato parlare i loro avvocati e non hanno prestato il consenso alla presenza dei giornalisti in aula. Quindi Strassoldo se n’è uscito da solo attaccandosi al telefonino, mentre Tavoschi ha lasciato il tribunale in compagnia dei suoi difensori, gli avvocati Angela Di Marco e Antonio Rigo.
Nessun testimone al processo, quindi, ma soltanto la valutazione normativa d’un fatto che per gli imputati era pacifico e non poteva costituire reato. Il professore bolognese Marco Zanotti, docente di Diritto penale all’università di Udine, e l’avvocato veneziano Antonio Franchini avevano dunque chiesto l’assoluzione di Strassoldo, così come i difensori di Tavoschi.
Un capitolo a parte è stato riservato anche ai termini della prescrizione, che secondo i difensori si poteva applicare in base a un pronunciamento della Cassazione nel 2008.
Guido Surza Messaggero 22 settembre 2009
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